Quante volte avete sentito dire qualcosa del genere, magari mentre tentavate di promuovere il vostro romanzo?

Negli ultimi anni, sopratutto dopo l’avvento e il consolidamento del Self Publishing, capita spesso di sentir dire e parlare di numeri sconfortanti e diametralmente opposti tra le persone che scrivono che quelle che leggono e forse, purtroppo, è proprio così.

Ciao, sono Paul D. Dramelay autore del romanzo urban fantasy i Guardiani della Natura – L’ultimo Distintivo di cui puoi leggere i primi tre capitoli andando a questo link. Questo è il mio blog dove parlo perlopiù delle mie esperienze da aspirante autore, da autore che ha provato la strada self e che poi ha pubblicato con una casa editrice non a pagamento. Lo faccio perché spero di farti risparmiare tempo, soldi e soprattutto, brutte esperienze grazie alla mia conoscenza di questo mercato. in questo articolo ti dico la mia su un dato molto triste tutto italiano, sul quale è giusto riflettere…

Ho raccolto un po’ di dati recenti. Non sono riuscito a verificare tutte le fonti e quindi ho fatto una sorta di media e vi esorto a ritenere questi dati per quello che sono, indicativi di una situazione. Quello che è certo, è che in Italia si scrive per una popolazione esigua, questo bisogna saperlo e va aggiunto, una popolazione esigua che ha gusti consolidati, fatalmente influenzabili dalle mode e dai titoli del momento. Quello che però penso e credo sia ancora più grave, è che in Italia viviamo un disinteresse nei confronti della lettura, che il vero nocciolo della questione, che deriva dalla sovrabbondanza di proposte di scarsa qualità; ma la vediamo alla fine. In generale, in tutto il mondo e quindi anche in Italia, abbiamo tre grossi schieramenti:

1 Quelli che leggono, ma non scrivono;
2 Quelli che leggono e scrivono;
3 Quelli che scrivono ma leggono poco e nulla.
4 Quelli che non leggono e non scrivono;

In Italia la quarta categoria pesa per circa il 60% della popolazione. C’è poi la terza categoria, non saprei quantizzarla ma diciamo circa un 10% dei dati, che scrivono per protagonismo ed ego, per la ricerca di fama e notorietà, per poter dire “ho scritto un libro”, che ti tempestano di messaggi per venderti il loro self che è bellissimo e tu non puoi farne a meno, che fanno recensioni negative a libri che non hanno letto, che si coalizzano con altri e altre come loro, scambiandosi acquisti di libri, giusto per scalare di qualche punto le classifiche Amazon e non solo. Ecco, loro sono il “male puro” seguiti da una fetta, diciamo il 30%, fatta di quelli che leggono ma solo noti nomi di note case editrici, distruggendo così ogni possibilità per un esordiente di essere notato.

Nella prima e seconda categoria abbiamo:

• I lettori impegnati, che leggono solo cose “di un certo livello”
•  I lettori che leggono solo self ed ebook perché costano poco e quindi possono fare spese all’ingrosso a 0,99€ o al massimo a 3,99€ se no è troppo per un ebook 
• Gli scrittori che si auto pubblicano e che leggono solo
(o per lo più) autori Self in un sodalizio di scambio recensioni e commenti positivi
• Quelli che seguono solo le mode del momento e quello che le grosse CE propongono.

Se ne evince che in Italia i numeri (li vedremo presto), oltre ad essere esigui (quelli dei lettori), a fronte di un crescente aumento di autori (self e micro editoria), sono vessati da un comportamento e motivazioni non proprie lusinghiere per il settore stesso, che va avanti non tanto per la qualità di quanto prodotto, ma per logiche di mercato e di ego che spesso hanno nulla a che vedere con la buona lettura (il problema di fondo di cui parlavo e che riprendo alla fine).

Ma veniamo ai dati…

In Italia oggi ci sono almeno (il dato dice circa un centinaio in più) 1550 Editori attivi tra macro e micro editori che pubblicano circa 82mila titoli (anche qui il dato è stimato al ribasso). Di questi titoli solo circa il 30% finisce in una delle 3950 librerie (indipendenti e di catena) presenti sul territorio e solo 1 libro su 10 (circa) resta in libreria (quindi non viene reso), dopo i primi tre mesi dal lancio. Circa ogni 6 mesi, ogni libreria fa un cambio dei libri presenti nel punto vendita che coinvolge circa il 70% dell’assortimento. In sostanza, ogni 6 mesi da una libreria spariscono almeno il 50% dei titoli presenti il precedente trimestre.

Il 50% della produzione, quindi almeno 40mila titoli non arrivano nemmeno il libreria o torna in magazzino della casa editrice (in realtà finisce dritto al macero, ma questo è discorso per un altro post). Il mercato delle librerie è dominato dal 15% delle case editrici grandi che saturano, con i loro 100/200 volumi l’anno, tutto lo spazio disponibile alla vendita, lasciando le briciole alla media editoria e nessuna possibilità di presenza alla micro editoria.

A tutto questo si aggiunge il mondo del Self Publishing che produce, attraverso piattaforme varie più o meno note, un numero sempre crescente di opere ogni anno (il 2023 si attesta poco sotto le 40 mila) le quali però finiscono spesso rapidamente nel dimenticatoio, fagocitate dalla continua pubblicazione di nuovi titoli da parte di nuovi autori e autrici che sgomitano per ottenere due like sui social e chiudere qualche vendita i cui numeri sono disarmanti: si aggirano intorno alle decine di copie anno per autore, in media, con punte del centinaio di copie in rari casi, quando va bene. Le percentuali qui non sono chiare ma direi che solo un 5% degli auto pubblicati arriva alla vendita di 100 copie in un anno.

Se volete saperne di più sul mondo Self, dei suoi pregi e difetti, potete leggere l’articolo “Pubblicare in Self conviene?” ma per ora continuiamo dando un po’ di numeri partendo dall’editoria tradizionale (cartacea via casa editrice).

Le vendite nel mondo dell’editoria non vanno certo meglio… un romanzo raggiunge difficilmente la vendita di 100 copie cartacee, meno del 10% della produzione, mentre solo il 4% arrivare a 500 copie vendute. Solo un esiguo 2% raggiunge e supera le 1.000 copie vendute e la percentuale di quelli che possono dire di fare una carriera redditizia (anche minima) con il mestiere dello scrittore, si attesta all’interno di uno scarso 1% del pubblicato. Parliamo di meno di 1.000 autori su circa 82 mila pubblicati.

Come funziona quindi il mercato del libro?

La relazione con i lettori

Il 52,9% delle librerie sostiene che il «valore dei libri acquistati» sia superiore anche rispetto al secondo semestre del 2021. Il 56,4% delle librerie ha poi dichiarato che nel secondo semestre del 2022 i clienti hanno acquistato più libri rispetto al semestre precedente, e il 54% ritiene che siano stati acquistati più libri anche rispetto al secondo semestre del 2021. Infine, il 55% delle librerie intervistate ha dichiarato che nel secondo semestre del 2022 sono entrati più clienti in libreria rispetto al semestre precedente e il 52,5% registra un maggiore afflusso di clienti anche rispetto al secondo semestre del 2021. Sul totale dei clienti che nel corso dei primi sei mesi del 2022 hanno acquistato almeno un articolo in libreria, quasi il 74% appartiene alla clientela occasionale. Per fidelizzare la clientela quasi il 73% delle librerie si dedica alla cura del proprio spazio commerciale, il 57,3% punta ad accrescere la propria presenza sul web.

La relazione con gli editori e i distributori

In merito alle attività svolte dalle librerie, negli ultimi due anni quasi il 60% delle librerie ha svolto presentazioni con autori, il 41% si è dedicata all’organizzazione di iniziative per l’educazione alla lettura. Il 31% ha organizzato convegni, conferenze, seminari e festival letterari. Quattro librerie indipendenti su dieci non hanno riscontrato criticità nell’approvvigionamento dei libri (dal secondo semestre ‘22 ad oggi). Il 38,1% ha avuto difficoltà in prevalenza per i titoli a catalogo. Le librerie indipendenti pur essendo soddisfatte del servizio offerto (61,3%), ritengono i margini riconosciuti dall’editore (sia per i titoli di catalogo che per le nuove edizioni) poco o per nulla soddisfacenti (lo dichiarano sette operatori su dieci). I maggiori ritardi da parte dei gruppi editoriali nella distribuzione dei testi alle librerie sono stati riscontrati presso Mondadori (nel 33,7% dei casi). Seguono Feltrinelli, Giunti, Editori Laterza e Adelphi.

Se questi dati vi sembrano scoraggianti, allora dovreste fermarvi qui perché il massacro è solo all’inizio!

Se da una parte la produzione di libri da parte delle Case Editrici è triplicata nell’ultimo ventennio e anche la produzione self sia esplosa dando così in pasto ai lettori tanto altro materiale tra cui leggere, è un dato di fatto che in Italia si legge troppo poco.

Se guardiamo le statistiche, in Italia il 60% della popolazione che non ha mai letto un libro in vita sua, con una preoccupante flessione per quanto riguarda la fascia adulta (fino ai 55 anni). Di questo 60% il 9% ammette di non avere nemmeno un libro in casa. Stiamo parlando di almeno 4 milioni e mezzo di famiglie senza nemmeno un libro in casa e oltre 30 milioni di persone che non hanno mai letto. Nel restante 40% della popolazione troviamo solo un esiguo 4% che legge più di tre libri all’anno mentre circa il 24% legge uno o due libri e il restante 12% dichiara di leggere non più di tre libri (ma non sappiamo se li legga realmente o si ferma a due).

Giusto per fare un rapido raffronto, in Inghilterra la percentuale delle persone che leggono almeno un libro l’anno sale al 75% e in Spagna è del 68%.

La strada che in Italia lo scrittore medio ha di fronte quando intende proporre il proprio libro a una casa editrice è impervia e dolorosa. Per non dire estenuante e priva di soddisfazioni ed è qui, tra le pieghe di questa sofferenza e mercato malato, che il self publishing ha trovato terreno fertile esplodendo in un mostro, a mio giudizio, che non fa altro che fagocitare il mercato, saturandolo di proposte (centinaia al giorno!) per lo più di dubbia qualità.

Ora, per chi ancora pensa che sia una buona cosa tutta questa “libertà” e abbondanza, vorrei ricordare l’adagio che recita “il troppo stroppia” ed è proprio così.

L’avvento del digitale ha ucciso il mercato discografico che da quando è diventato immateriale, ha visto crolli di vendite dei dischi e cd, perché tanto è tutto fruibile online, spesso anche gratuitamente. Lo stesso sta accedendo all’editoria, un settore dove già le vendite non è che fossero da incassi da capogiro.

La modernità è il nuovo che avanza, certo, possiamo dire tutto quello di bello che ci pare, ma un dato è certo, in una pluralità di proposte fossero anche tutte di altissima qualità, rende un mercato economico impossibilitato da essere profittevole.

Se solo si volessero vendere 1.000 copie dei circa 82 mila titoli, si tratterebbe di “piazzare” 82 milioni di “pezzi” (libri).

In sostanza, ogni italiano, neonati compresi, dovrebbero ogni anno acquistare 2 libri per soddisfare la sola produzione editoriale. Impossibile sperare in dati di vendita e lettura elevati per tutti quindi, fin tanto si pubblica per il piacere di farlo, allora bene, ma se l’obiettivo dell’autore, autrice, è magari crearsi una carriera, allora male, molto male.

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Il problema quindi è la sovrabbondanza di proposte?

Sicuramente sì, ma anche no!

Mi spiego… se da una parte è vero che si producono troppi libri pur sapendo che la maggior parte resterà invenduta o venderà copie esigue, dall’altra c’è una crescente mancanza d’interesse da parte dell’editoria di rischiare e investire su storie realmente nuove e autori realmente interessanti. A questo si aggiunge il mondo (mediocre, permettetemi) del Self che sforna un libro buono ogni 20 (a voler essere gentili).

Tutto questo abbatte le aspettative dei lettori che già sconfortati da tanti altri fattori, si lasciano travolgere dalla situazione decidendo di abbandonare la lettura o limitarsi ai pochi noti nomi, che almeno sono una sicurezza.

I dati infatti ci dicono che i motivi per i quali i lettori smettono di leggere o leggono poco, sono principalmente i seguenti:

  • Cause sociali: il 42% delle persone intervistate dichiara che non ha tempo di leggere a causa del lavoro e degli impegni con la famiglia. Tra questi ci sono coloro che non leggono affatto, quelli che leggono uno o al massimo due libri all’anno mettendoci mesi per passare da uno all’altro.
  • Cause economiche: L’8% dichiara che il costo del cartaceo è troppo elevato e non ama il digitale. Sono per lo più persone adulte e anziane che non hanno dimestichezza con le nuove tecnologie, che non hanno un tablet o un reader, che vivono di una pensione minima.
  • Cause Culturali: Il 34% non è interessato alla lettura preferendo la televisione e il cinema. Tra di loro c’è quel 9% che non ha nemmeno un libro in casa.
  • Varie: nel restante 16% c’è un po’ di tutto, compreso chi non ha saputo o voluto rispondere.

L’approccio quindi “C’è troppa gente che scrive in Italia” per giustificare che poi si vendono e leggono pochi libri è forse parzialmente vero ma francamente un po’ ingenuo.

La popolazione che legge vuole (per lo più) leggere libri di qualità ed è forse questo, oltre il totale disinteresse di una buona parte della popolazione, a limitare gli acquisti di chi ama leggere, ma non certo “leggere la qualunque”. Pur essendo giusto dire che ci sono troppo scrittori e pochi lettori, soprattutto se ne facciamo un esame “economico” per valutare la potenziale redditività di questo mestiere, secondo me il vero problema è la qualità delle produzione.

In Italia la pubblicazione di titoli è raddoppiata negli ultimi anni pur essendo il numero dei lettori diminuiti, questo per una logica di mercato fagocitante che ha spinto le case editrici a preferire 1.000 libri in grado di vendere da soli 100 copie, piuttosto che impegnarsi su 100 libri e promuoverli affinché vendessero 1.000 copie. Numeri certo sempre esigui per costruirci una carriera, dal punto di vista dell’autore, ma dai risultati economici totalmente uguali (a costi nettamente inferiori) per gli editori. Il problema, secondo me, sta tutto lì.

Gli editori (quasi tutti purtroppo) gettano gli autori in un’arena piena di fiere lasciandoli combattere impreparati tra loro. Moltissimi si ritrovano a mani nude, molti con un coltellino, pochi con specie di elmo come protezione e davvero pochissimi, vengono scelti per scendere in campo con una bella armatura scintillante dopo che un personal trainer li ha preparati allo scontro… chi credete vincerà alla fine la competizione?

Scrivere qualunque cosa e pubblicare a qualunque costo è sicuramente il principale difetto di tanti aspiranti scrittori e autori esordienti (o ai primi romanzi) che affollano la platea di “postulanti” delle vendite.

Va bene che ci siano tanti scrittori anche a fronte di pochi lettori, ma è indubbio che sia un male la produzione di libri assolutamente dimenticabili, mal editati, affidati alle mire di chi vuole i nostri soldi e non le nostre vendite, oppure pubblicati in Self, senza alcun intervento di voci e occhi esterni, che sappiano giudicare il prodotto.

Il vero male è questo per me: troppa produzione di scarsa qualità (self e non self), troppo poco interesse nella promozione e nello spingere le vendite (da parte di quasi tutte le Case Editrice) e per finire troppa scelta che disorienta persino i più volenterosi, figurarsi gli altri!

Anche bere troppa acqua può far male ai reni e al fegato, questo per tornare al detto del “troppo che stroppia”. Se poi quel troppo è pure di scarsa qualità, di innegabile banalità, di sicura “dimenticabilità”… allora poi non lamentiamoci che il 60% della popolazione del paese sceglie di non leggere.

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